Gestione rifiuti, fondi Ue strategici

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Gestione rifiuti, fondi Ue strategici

Italia Oggi

Gestione rifiuti, fondi Ue strategici

Dal 2009 al 2018 in Italia gli investimenti pubblici per la gestione dei rifiuti sono scesi da 469 a 131 milioni di euro. I fondi del piano Next Generation dell’Ue potrebbero, quindi, risultare strategici per sostenere, attraverso prestiti, i necessari investimenti dei privati, pari a 10 miliardi di euro, per la realizzazione di un’adeguata impiantistica che potrebbe arrivare fino a 70 nuovi impianti per la gestione dei rifiuti urbani e speciali su tutto il territorio nazionale ma, soprattutto, per il Centrosud della Penisola: 39 nuovi digestori anaerobici per il trattamento della frazione organica, 17 termovalorizzatori, 10 impianti per il recupero dei fanghi. È quanto emerge dalla lettura del report «Per una strategia nazionale dei rifiuti – Seconda parte: la strategia mette le gambe», realizzato dal Laboratorio Ref ricerche per Fise Assoambiente (Associazione delle imprese di igiene urbana, riciclo, recupero e smaltimento di rifiuti urbani e speciali e attività di bonifica). Secondo gli analisti, per centrare gli obiettivi europei della circular economy, ossia 65% di riciclo (il dato odierno è pari al 45%) e 10% in discarica al 2035 per i rifiuti urbani (oggi il dato si attesta al 22%), non è più rinviabile la definizione di una «Strategia nazionale per la gestione rifiuti». I dati evidenziano come soprattutto alcune aree nazionali siano ancora distanti dal raggiungimento dei target fissati, principalmente a causa della carenza di impianti di gestione che costringe centinaia di migliaia di tonnellate di rifiuti a viaggiare lungo le strade italiane o, addirittura, verso l’estero per lo svolgimento di un adeguato trattamento. Peraltro, come si evidenzia nel rapporto, si respira un rinnovato clima di attenzione alle tematiche green, la necessità di tutelare l’ambiente viene, infatti, indicata dal 38% degli italiani tra le priorità e la realizzazione di impianti per riciclare i rifiuti dal 33%, subito dopo il sostegno alla sanità; inoltre, un cittadino su tre vorrebbe che le risorse europee venissero prioritariamente destinate al settore dei rifiuti e, in particolare, al riciclo degli stessi. Al cospetto di tali scenari, Fise Assoambiente propone, quindi, di agire su tre leve economico-finanziarie: ripensare la tassazione ambientale, abolendo la tassa provinciale e l’addizionale per il mancato raggiungimento delle raccolte differenziate, aumentando il tributo speciale discarica e vincolandone il gettito al finanziamento degli impianti; un nuovo sistema di responsabilità estesa del produttore che assicuri la copertura integrale dei costi efficienti di gestione degli imballaggi; introdurre i «Certificati del Riciclo», alla stregua dei «Certificati Bianchi» che comprovano l’efficienza energetica, quali titoli negoziabili che attestano l’effettivo riciclo in Italia dei rifiuti, con le risorse ricavate dalla vendita di tali certificati che andrebbero vincolate al sostegno dell’impiantistica nazionale.

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