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In tre anni l’intero output di incarti del gruppo lecchese sarà compostabile

Il Sole 24 Ore

Dalla spinta green il raddoppio Novacart

Accelerazione anche grazie all’ingresso nel capitale della milanese Biopap

Luca Orlando

«Quanti posti di lavoro? Dipende dalle autorizzazioni. Certo è che spazi di crescita noi ne abbiamo». Per Carlo Anghileri, terza generazione imprenditoriale, il tema non è il “se”, perché il progetto del nuovo stabilimento di Novacart, che sorgerà nel lecchese, è ormai tracciato.

Polmone necessario per assecondare lo sviluppo del gruppo, 160 milioni di ricavi e oltre 1000 addetti, progresso che il Covid nel 2020 riesce appena a scalfire, frenando del 7% nel primo semestre i ricavi.

Le prospettive sono però ben diverse, con Novacart decisa a dare una forte accelerazione al proprio percorso green.

La svolta è rappresentata dall’ingresso nel capitale di Biopap, Pmi milanese titolare di un brevetto quanto mai ambito: un trattamento speciale che consente di lavorare i cartoni destinati al packaging alimentare in modo da consentire utilizzi in forno o in freezer, con escursioni termiche da -90 a +170 gradi. Ma soprattutto, utilizzando solo derivati della cellulosa, creando oggetti interamente compostabili.

«Siamo entrati nel capitale per sostenere la crescita dell’azienda – spiega Anghileri – e avviare delle sinergie importanti. Anche grazie a questa operazione in tre anni nel settore food porteremo la quota di prodotti compostabili dal 30 al 100%: è un accordo che accelera lo sviluppo in entrambi i sensi».

L’idea di Novacart, che già è leader mondiale nel settore degli incarti per i prodotti da forno, è quella di allargare il business all’intera area food, spinta di cui si attende risultati non banali.

«Nel settore c’è una domanda enorme di materiali compostabili – spiega Anghileri – e credo che a maggior ragione sarà così dopo l’emergenza Covid, che in generale penso amplifichi le sensibilità verso l’ambiente e la sostenibilità. Tra sviluppo organico e crescita esterna penso che in cinque anni potremo raddoppiare le nostre dimensioni in termini di ricavi».

Percorso sostenibile avviato peraltro da tempo, anche grazie all’accordo con l’Istituto italiano di tecnologia per un laboratorio congiunto (il primo Joint Lab esterno per Iit), spinta che anche prima dell’ingresso in Biopap ha prodotto cambiamenti nei processi, con nuove linee produttive per l’estrusione e l’accoppiamento dei materiali che stanno entrando in produzione proprio ora.

«Ogni anno gli investimenti valgono il 10% dei nostri ricavi – spiega Anghileri – e queste linee sono una parte del nostro impegno di progettazione e ricerca, linee 4.0 da milioni di euro per tecnologie speciali che sono alla fase di avvio produttivo, il punto di caduta dei materiali innovativi che abbiamo sviluppato».

Biopap, in cui Novacart entra attraverso un aumento di capitale, è a sua volta protagonista di una crescita interessante, pur partendo da basi dimensionali diverse.

Ad ogni modo, grazie a commesse già conquistate con catene della Gdo, clienti food e della ristorazione collettiva in Italia e all’estero, i ricavi stanno crescendo da anni sistematicamente a doppia cifra: i due milioni del 2016 sono più che raddoppiati lo scorso anno, con una prospettiva di superare quota 5 milioni anche in questo sciagurato 2020.

«Le risorse in arrivo ci consentono di fare nuovi investimenti – spiega l’ad Michelangelo Anderlini – ed è il risultato che volevamo ottenere. Non ad ogni costo, tuttavia. Molti fondi, anche dall’estero, ci hanno proposto soluzioni diverse. Ma quello che a noi interessava, per lo sviluppo del business, era una partnership di tipo industriale».

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