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La ‘guerra’ di Scarlino, in Maremma

La Nazione, Cronaca Toscana

Forni bocciati Ma si va avanti

SCARLINO (Grosseto) «Nelle condizioni attuali l’inceneritore non può funzionare». Non sono bastate neppure le parole del giudice di Grosseto nel dicembre scorso alla Regione Toscana che, su input dell’azienda, ha avviato una nuova procedura per l’autorizzazione alla riapertura per bruciare i rifiuti nell’impianto del Casone, sulla piana di Scarlino. Una nuova Via e Aia per riuscire a strappare il sì all’incenerimento per oltre 300mila tonnellate di rifiuti. Sono state ben cinque le autorizzazioni, chieste e poi «cancellate» dai giudici (nei vari gradi) dall’azienda, la Scarlino Energia, in dieci anni. Autorizzazioni a bruciare i rifiuti, fino allo stop definitivo nel 2015. Adesso la situazione non è cambiata: da una parte gli ambientalisti, spalleggiati da tutte le istituzioni territoriali (in testa Comuni di Follonica e Scarlino, nella foto la sindaca Francesca Travison) e dai Comitati, e dall’altra la politica. Che ha provato, con Eugenio Giani, a spezzare una lancia nei confronti di un impianto che per dimensioni, forse, sarebbe l’unico che risolverebbe il problema dei rifiuti chiudendo la filiera, ma che non ha le caratteristiche che chiede la legge. Già dal 2013 furono registrate emissioni di diossina ben sei volte sopra il consentito. Circostanza che fece alzare l’attenzione di Arpat sui forni a fluido bollente, gli stessi bocciati dai giudici del tribunale di Grosseto (nella Class Action promossa da circa un centinaio tra cittadini e associazioni), dichiarati a rischio di «emissioni dannose per l’ambiente». Ma nonostante la sentenza della Cassazione che ha respinto il ricorso della Scarlino Energia, la Regione è andata dritta. Anche perché la Scarlino Energia ha presentato un’istanza per ammodernare le camere di combustione e far ripartire l’impianto. La sentenza però ha rinforzato le posizioni degli ambientalisti. Che al loro fianco hanno Pd e M5S, oltre che Sì Toscana a Sinistra che hanno intimato la Giunta a non considerare quella richiesta. Che però sta andando avanti. Nonostante tutto.

Matteo Alfieri

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