La holding dei servizi a caccia di una dimensione regionale, costa compresa

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La holding dei servizi a caccia di una dimensione regionale, costa compresa

Il Tirreno, Cronaca Toscana 

Nardella «Bollette calmierate grazie alla nuova multiutility» 

La holding dei servizi a caccia di una dimensione regionale, costa compresa

Il sindaco di Firenze: «Chi entrerà dopo non sarà un socio di serie B»

La grande casa dei servizi è ormai una realtà. Mancano le ultime tappe per formalizzarne la nascita ma da gennaio sarà operativa. È solo un primo step, come era già stato annunciato fin dall’inizio.

 L’obiettivo della multiutility della Toscana centrale è quello di diventare di dimensione regionale. Per cominciare. Il sindaco di Firenze Dario Nardella torna a fare un appello ai sindaci dei Comuni non ancora soci del nuovo gruppo. «Garantiremo a ciascun nuovo socio una posizione di primo piano», sottolinea. «Dobbiamo acquisire una dimensione regionale. Oggi la Toscana con oltre 150 aziende di servizi è come se indossasse un vestito di Arlecchino che rischia di rompersi nel giro di pochissimi anni per le nuove gare e con lo sbarco di gruppi esterni pronti a occupare la nostra regione». Intanto sono già stati avviati contatti per includere Arezzo, Siena e Pisa. Nei prossimi giorni i sindaci incontreranno le categorie economiche. E per il nome? Ci penseranno le scuole con un concorso per individuare anche il logo.I consigli comunali delle aree di Prato, Firenze ed Empoli e le assemblee delle società di servizi della Toscana centrale hanno approvato nei giorni e nelle scorse settimane il progetto per creare un’unica multiutility. «È un successo straordinario di un impegno collettivo, atteso da 30 anni, che dimostra che esiste ancora una classe dirigente capace di visione e di innovazione».

Come e in quali tempi i cittadini capiranno se effettivamente si tratta di un’operazione strategica? 

«Se ne renderanno conto anzitutto dai vantaggi economici per loro e per le loro città, perché la nuova società consentirà un raffreddamento dell’aumento delle bollette nei prossimi anni, un aumento degli utili a favore dei bilanci comunali e un miglioramento della qualità dei servizi grazie a un piano di investimenti di un miliardo e mezzo di euro nei prossimi cinque anni. Già entro l’anno prossimo vedremo i primi effetti». 

Quindi già dall’anno prossimo le bollette dei servizi saranno più basse per i cittadini dei Comuni soci? 

«Già dal 2024 possiamo cominciare a parlare di bollette più contenute e più omogenee».

Un’operazione che è stata anche contestata. A sinistra, soprattutto. In particolar modo per la scelta della quotazione in Borsa. 

«La multiutility manterrà un controllo pubblico di maggioranza grazie a una holding di totale proprietà dei Comuni che detiene il 51% delle quote e si muoverà in un mercato regolato e con criteri trasparenti. La quotazione in Borsa è un semplice strumento. Avremmo potuto scegliere un massiccio indebitamento con le banche. Sarebbe stato meglio? Credo di no. Inoltre la Borsa sottostà ad un rigoroso controllo di trasparenza e non potrà mai condizionare più di tanto le scelte della società perché abbiamo imposto un tetto massimo del 5% di azioni acquistabili da un solo soggetto». 

La quotazione in Borsa è una scelta “trattabile” nel progetto di fusione? 

«La quotazione in Borsa e la fusione sono due obiettivi integrati. Quando siamo partiti con il progetto li abbiamo considerati fin dall’inizio. Anche perché l’alternativa alla quotazione sarebbe un aumento di capitale tutto a carico dei Comuni e dunque dei cittadini. Un costo che non si può sopportare». 

Siamo a un primo passo: l’obiettivo resta creare una multiutility regionale? 

«Quello è il nostro orizzonte. Ora che abbiamo dimostrato a tutti di essere coerenti e credibili mi sento di lanciare un appello a tutti i colleghi sindaci delle altre province ad aderire a questo ambizioso progetti. In particolare abbiamo già attivato dei canali con le realtà di Siena, Arezzo e Pisa e spero si possa gradualmente allargare la società garantendo a ciascun nuovo socio una posizione di primo piano». 

Quindi un ingresso successivo nella società sarà di pari livello perché la multiutility nasce “regionale”? 

«Esatto, c’è spazio per tutti. Sia nella governance sia per gli utili sia per gli investimenti. Il progetto nasce per avere a bordo anche le altre province, nessun nuovo socio si sentirà socio di serie B». 

Non tutti i territori sono uguali. Operano società diverse, in alcuni casi partecipate da grossi gruppi non toscani… 

«Ci sono realtà mature. Siena, Arezzo e Pisa sono tra queste. Anche Lucca. Ci sono realtà in cui sono state fatte aggregazioni o ci sono difficoltà di altro tipo per le quali bisognerà aspettare. Noi non abbiamo fretta ma siamo già in moto. Nelle zone dove il livello dei servizi è basso o problematico la multiutility può rappresentare una grande opportunità. Non guardo con nessuna pregiudiziale alla costa, da Carrara fino a Grosseto passando per Livorno. Anzi. La costa è fondamentale per completare il progetto della multiutility. Su acqua e rifiuti possiamo giocare un ruolo importante per i cittadini. La multiutility nasce con l’idea di superare l’estrema frammentazione dei servizi pubblici in Toscana dove abbiamo oltre 150 aziende: rischiamo molto con lo sbarco di gruppi esterni pronti a occupare la nostra regione. Noi, a Firenze, ne sappiamo qualcosa: gli utili della società dell’acqua, prodotti con le bollette dei cittadini di quest’area, vengono reinvestiti nel Lazio (la Toscana Acea è nel capitale di Publiacqua, ndr)». 

Quanto questa aggregazione regionale può diventare un punto di partenza anche per un “sistema Toscana” complessivo? 

«La multiutility può agevolare molto la regione Toscana sia nella prospettiva del nuovo piano di rifiuti, grazie ai nuovi investimenti sugli impianti, sia in un’eventuale ottimizzazione degli ambiti territoriali dove si regolano i servizi. Per questo ho apprezzato il sostegno del presidente Giani manifestato fin dall’inizio».

Sappiamo già che la multiutility avrà un bacino troppo piccolo anche quando sarà di dimensione regionale. Ci sono già accordi per una crescita di livello interregionale? 

«Da un lato la nuova società potrà costruire alleanze industriali con altre società. Pensiamo ad esempio quanto sarebbe stata utile, se fosse stata già operativa, per fronteggiare il problema della crisi energetica. Dall’altro lato ha già un piede delle Marche dal momento che il Comune di Ancona è uno dei soci di Consiag. Prima dobbiamo consolidarci in Toscana poi possiamo guardare ad altre Regioni».

Chi sarà il presidente della multiutility? 

«Lo decideranno i soci».

Quali sono i prossimi step? 

«Nel giro di pochi giorni convocheremo gli attori sociali ed economici del territorio. Con gli altri sindaci incontreremo le associazioni di impresa, i sindacati e le associazioni dei consumatori per aumentare il clima di fiducia e consenso verso questo progetto e per condividere gli obiettivi futuri nel settore dei servizi. Abbiamo anche discusso con i sindaci dell’idea di coinvolgere le scuole in un contest pubblico per la scelta del nome e del simbolo. Insomma la multiutility dovrà avere un grande impatto sociale, non può rimanere un’operazione circoscritta agli addetti ai lavori». 

Il primo vero importante progetto quale sarà? 

«Realizzeremo ad Empoli il primo impianto biochimico di smaltimento dei rifiuti del Paese per produrre etanolo e idrogeno senza bruciare i rifiuti». 

Ilenia Reali

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