Il Tirreno, Cronaca di Massa-Carrara
L’associazione replica ai comitati: «Non esiste il problema dell’ubicazione»
Legambiente sul biodigestore: «Valorizza il rifiuto organico»
Massa Legambiente «non “accorre gratuitamente in aiuto alle istituzioni”, ma vuole portare il discorso nel merito della questione per permettere ai cittadini di farsi un’idea autonoma sul tema della gestione dei rifiuti organici urbani e sull’impiantistica necessaria. Nell’incontro pubblico è stato espresso più volte il concetto che non esiste un impianto perfetto né tantomeno un luogo perfetto per ospitarlo; bisogna ragionare sull’impianto meno “imperfetto” nel luogo meno “inidoneo”». Si legge in una nota di Legambiente di Massa-Montignoso e di Carrara che, insieme al responsabile scientifico nazionale dell’associazione, replicano al coordinamento dei comitati che ha criticato l’associazione sul tema del biodigestore al Cermec. Nel caso del progetto del Cermec, secondo Legambiente, «il problema dell’ubicazione dell’impianto non sussiste, in quanto l’impianto di compostaggio della frazione organica dei rifiuti urbani è già esistente nella zona industriale. Il progetto vede dunque solo una fase di upgrading impiantistico inserendo nell’attuale processo anche la fase di digestione anaerobica. È pertanto inutile portare in questa discussione altri progetti “limitrofi” (liguri) che, a parità di impiantistica prevista, vedono problemi oggettivi di idonea scelta dell’area e vanno affrontati in altro luogo». Altra puntualizzazione necessaria: «I comitati sostengono che l’obiettivo di un “biodigestore è quello di produrre biometano” e che per farlo impiega una grande quantità di energia. In realtà è esattamente il contrario: il processo integrato di biodigestione e compostaggio, produce sia materia (compost) che energia (metano) ed è evidente che il biometano prodotto e immesso in rete contribuisce a ridurre il prelievo del gas fossile e la dipendenza energetica. Si tratta dunque di un’ottimizzazione di processo che valorizza al meglio il rifiuto organico prodotto dai cittadini. Va ancora una volta detto come il progetto in questione è quello di un “impianto integrato” e non di sola biodigestione (come evidenziato dai rapporti di Ispra riportati come fonti il giorno del convegno) . L’obiettivo di un impianto integrato è tanto quello di produrre biogas e/o biometano quanto quello di produrre compost con la seconda fase di compostaggio. Sono due output di un unico processo sequenziale».In merito alla non “efficienza energetica” di tali impianti, gli esponenti dei comitati hanno riportato il 28 giugno il fatto che «il 70% del biogas/biometano prodotto sia utilizzato per alimentare l’impianto stesso, e che solo il restante 30% è l’effettivo biogas/biometano prodotto». Secondo Legambiente, «assumendo per vere queste affermazioni, seppur imprecise e senza fonti a supporto della tesi, il ragionamento che è corretto fare è il seguente: in primo luogo, va sottolineato che questo è “un impianto integrato di produzione di biometano e compost” non un biodigestore semplice di produzione di biogas/biometano. Questa è una sottolineatura importante perché rappresenta la tecnologia più avanzata ad oggi disponibile atta ad ottimizzare il processo di riciclo dell’umido. Ovviamente un impianto integrato che produce biometano (biogas purificato che va direttamente in rete) è più energivoro di un impianto di compostaggio, ma il saldo energetico tra quanto viene prodotto e quanto viene consumato è sicuramente positivo anche da un punto di vista economico. Quindi il bilancio complessivo è sempre in positivo».L’alternativa, «ovvero un impianto di solo compostaggio, non produce biogas/biometano ma consuma comunque energia per il suo funzionamento; anche se poi il processo di compostaggio rilascia calore, questo viene poi disperso e non è quindi utilizzabile. L’energia viene solo consumata e questo si traduce in bollette da pagare da parte del gestore. Bilancio in negativo. Altra precisazione doverosa. Il “compost derivante da un impianto di compostaggio è meglio del biodigestato prodotto dall’impianto integrato anaerobico/aerobico”. Assumendo per vera tale affermazione, in assenza di una fonte che lo dimostri, si ribadisce che: la qualità del compost dipende in gran parte dalla qualità del rifiuto organico arrivato all’impianto, più che dal tipo di processo. L’impianto, di qualsiasi natura sia, deve essere efficiente nel togliere le impurità che gli sono arrivate. Ma questo vale per qualsiasi tipo di impianto».