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Nei piani Ue il riuso scavalca il riciclo a rischio migliaia di aziende toscane

La Repubblica – Firenze

Nei piani Ue il riuso scavalca il riciclo a rischio migliaia di aziende toscane

La Commissione di Bruxelles alza fino all’ 80% le quote di imballaggi che dovranno essere riutilizzati. Ritorno al “ vuoto a rendere”, ma consorzi, cartiere, vetrerie e altre industrie hanno investito in impianti che riportano alla materia prima

di Azzurra Giorgi

Prima il riuso, poi il riciclo. La Commissione Ue presenta oggi un regolamento che trasforma le strategie sugli imballaggi, e che coinvolgerà migliaia di aziende e un comparto, quello del riciclo e dell’economia circolare, su cui la Regione ha investito molto, dandosi anche l’obiettivo di arrivare all’80-85% di differenziata entro il 2035 ( ora è intorno al 65%). Nei giorni scorsi, quando le prime bozze del regolamento erano cominciate a circolare, c’era stata un’alzata di scudi da parte delle imprese, con Confindustria che aveva stimato che a livello nazionale ne sarebbero state travolte 700mila, migliaia in Toscana. Imprese che trattano vetro, plastica, carta, alluminio. Cui si dovrebbero aggiungere tutte quelle che con gli imballaggi hanno a che fare: impianti che li producono, logistica, ecc.

Ora, dopo aspre polemiche, il regolamento sarà presentato, seppur con alcuni obiettivi “ smorzati” rispetto alla prima bozza. In sostanza, verranno indicati nuovi obiettivi di contenuto riciclato per la plastica, nuovi criteri di ecodesign per rendere i prodotti più facilmente riciclabili e degli obiettivi di riutilizzo (entro il 2040, ad esempio, dovrà essere riutilizzabile l’ 80% degli imballaggi delle bevande. Nella 1° versione era il 95%). La “ gerarchia” dei rifiuti, in prospettiva, sarà quindi prevenzione, riuso, riciclo, recupero tramite produzione di energia, smaltimento.

La parte più criticata è quella del riuso. Perché il regolamento ( che, una volta sottoposto a varie approvazioni, sarà obbligatorio e applicabile in ogni Stato) dovrebbe prevedere i sistemi di “vuoto a rendere”, molto diffusi in alcuni Paesi del Nord Europa, in base ai quali, chi acquista un prodotto, paga un piccolo sovrapprezzo per il suo contenitore, che poi gli viene restituito quando rende, appunto, il “ vuoto”. Varrebbe per plastica, vetro, metallo, non sarebbe obbligatorio ( ma incoraggiato) per gli altri materiali.

Un aspetto che ha fatto sobbalzare consorzi, Confindustria e pure il ministero dell’Ambiente, che ha ricordato come l’Italia abbia inviato al riciclo, nel 2021, il 73,3% degli imballaggi immessi sul mercato. In base ai dati del Consorzio italiano imballaggi, Conai, nel 2020 la Toscana ha sottratto alla discarica oltre 433.200 tonnellate di rifiuti di imballaggio. Una quantità che, messa in cassonetti, potrebbe ricoprire per quasi 4 volte la tratta autostradale tra Firenze e San Pietroburgo.

Più in dettaglio, Revet, che raccoglie, seleziona e prepara per il riciclo gli imballaggi di plastica, vetro, alluminio, acciaio e tetrapak di oltre l’ 80% dei cittadini toscani, stima per il 2022 di raccogliere 400 tonnellate di alluminio (il 98% avviato al riciclo), 4.325 di acciaio e banda stagnata ( 98% avviato al riciclo), 1.900 di tetrapak ( 90% avviato al riciclo), 135mila di vetro (96% avviato al riciclo), 108mila di plastica (il 65% avviato al riciclo). Per quanto riguarda la carta, invece, solo dalle cartiere di Lucca Confindustria Toscana Nord calcola che venga prodotto oltre 1 milione di tonnellate di cartone ondulato riciclato. Col nuovo regolamento questi numeri cambierebbero, e la preoccupazione economica c’è. Di chi lavora nel settore, ma potenzialmente anche delle amministrazioni locali, visto che il Conai ha trasferito oltre 43 milioni di euro nel 2020 ai comuni toscani, mentre per il 2021 la cifra stimata è di quasi 49 milioni.

C’è poi la questione pratica, ossia di come funzionerebbe il riuso. Più semplice per alcuni materiali, meno per altri. Che comunque, una volta utilizzati, dovrebbero essere sanificati. E infatti, di fronte a molte ong e associazioni che sostengono che questo riduca l’inquinamento, c’è chi non è d’accordo, come l’European Paper Packaging Alliance, che stima il 42% in più di emissioni di CO2 e un consumo maggiore di acqua. « Il regolamento è pienamente condivisibile riguardo l’ecodesign, perché solo progettando imballaggi fatti con materiale riciclato, duraturo e a sua volta riciclabile, può compiersi l’economia circolare – dice l’amministratrice delegata di Revet Alessia Scappini –. Questo significa avere anche indirizzi chiari che spingano sugli imballaggi monomateriali, ed è necessario obbligare ad avere un contenuto minimo di riciclato in tutti gli imballaggi di plastica. Ma bisogna evitare – conclude Scappini – che le nuove disposizioni si concentrino troppo sul riuso, mettendo a rischio la sopravvivenza delle imprese e andando a inficiare il percorso virtuoso avviato in materia di riciclo dal nostro Paese».

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