Il Tirreno
MANCIANO. «Mi sorprende, perché in questo momento non stiamo lavorando. Abbiamo finito otto, dieci
giorni fa. Ci sono anche altre aziende che producono compost. E proprio adesso sta lavorando un’altra ditta
nella parte bassa di Manciano». Franca Giacometti è l’amministratrice unica della Sangiorgio Agricoltura srl,
azienda di San Valentino (Sorano), che produce fertilizzanti, chiamata in causa dal comitato Beni Comuni
nella vicenda dei cattivi odori in campagna, provocati dallo spandimento del compost, il fertilizzante prodotto
dagli scarti organici dell’industria alimentare, rifiuti del giardinaggio, letame. Un prodotto che chiude una
filiera virtuosa di trattamento dei rifiuti ma che ha un inconveniente: puzza. Ed è questo aspetto, legato alla
richiesta di assicurare l’assenza di inquinanti che ha sollevato proteste nel Mancianese. Giacometti assicura
prima di tutto: «Noi di sopralluoghi ne abbiamo continuamente. Facciamo tutto alla luce del sole e quando
andiamo (a dare il compost) facciamo la comunicazione alla Forestale, anche se non saremmo tenuti a farla.
Le analisi del materiale sono obbligatorie al produttore che conferisce da noi, poi da parte nostra durante il
processo produttivo e alla fine, e poi ancora sui terreni». Che tipo di materiale è il vostro compost? «È un
ammendante compostato, iscritto al Ministero. Sono fanghi dell’industria agroalimentare: pomodorifici,
caseifici, allevamenti, letame avicolo, che contiene una gran quantità di carbonio organico. Inoltre ci sono
tutti sfalci dei comuni della zona che vengono vagliati e macinati. Vengono poi aggiunti dei microrganismi per
attivare compostaggio e dopo 90 giorni si produce il compost. Ma è chiaro che, venendo da una
fermentazione organica, finché è asciutto non ha odore, ma se prende pioggia o caldo torna ad avere
l’odore. Ma d’altronde, se vogliamo fare la concimazione organica, è inutile che si prenda di mira l’azienda X
o Y, solo perché sta lavorando». Che vantaggi dà questo prodotto? «Non è possibile continuare a dare al
terreno solo biammonico e urea: i terreni si stanno impoverendo, manca la materia organica. E se manca,
bisogna dargliela. Le aziende agricole non producono più niente. Soprattutto quelle più grosse, che hanno
l’agronomo, hanno capito che per salvare i terreni l’unico modo è metterci l’organico, altrimenti nel giro di 5
anni non produrranno più nulla. Chi ha usato il nostro compost ha triplicato la produzione. E per tre o quattro
anni puoi ancora non concimare più». Quanti clienti avete? «Migliaia di clienti in tutta Italia». Da dove
provengono le materie prime? Solo dalla provincia di Grosseto? «No, anche dalla zona di Roma, Siena e
Firenze e dall’Umbria. E non abbiamo materiale per soddisfare tutte le richieste». La puzza, però, dà fastidio,
non si può negare. Anche perché in campagna ci sono anche agriturismi. «Le nostre indicazioni agli
agricoltori sono di interrare subito. Li controlliamo, su questo. Ci informiamo, prima di dare il prodotto.
Pretendiamo che venga interrato, anche se non sarebbe nostra responsabilità. Ma la riteniamo tale. Così
come raccomandiamo agli agricoltori di spargere la mattina presto e di lavorare solo in campagna, e non
vicino alle abitazioni. E se non lo fanno, non glielo diamo più. Ripeto: queste sostanze sono indispensabili
per il terreno. Stiamo piuttosto attenti ad andare su grandi appezzamenti lontani dalle abitazioni. Ma bisogna
che ci orientiamo all’organico». –F.F.
Il Tirreno, Cronaca di Lucca