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Nuovo metodo tariffario rifiuti alla prova dell’inflazione

Italia Oggi
L’Arera studi correttivi per venire incontro alle richieste dei comuni
Nuovo metodo tariffario rifiuti alla prova dell’inflazione
di Francesco Cerisano
Nuovo metodo tariffario rifiuti (MTR-2) alla prova dell’inflazione. L’Arera è al lavoro per mettere a punto
meccanismi “che assicurino, per un verso la continuità del servizio e per un altro la sostenibilità dei
corrispettivi all’utenza finale”. Nella relazione 2023 alle Camere (si veda ItaliaOggi di ieri), il presidente
dell’Autorità di regolazione per energia, reti e ambiente, Stefano Besseghini ha riconosciuto che il problema
sollevato dai comuni sul disallineamento tra il tasso di inflazione programmata recepito nel Metodo tariffario
(1,7%) e quello reale (intorno al 5% nel 2023) può rappresentare un problema. L’allarme era stato lanciato a
marzo (si veda ItaliaOggi del 2 marzo 2023) dal presidente dell’Ifel Alessandro Canelli nel corso di un
convegno a Milano organizzato per fare il punto sul recepimento da parte dei comuni del Metodo tariffario
rifiuti. Lo scostamento tra i due valori, era stato osservato, “mette a rischio la continuità delle attività di
gestione e trattamento dei rifiuti, portando inevitabilmente gli aumenti a ripercuotersi sulle tariffe agli utenti,
riducendo gli spazi per sostenere miglioramenti nella qualità del servizio e investimenti per potenziare le
infrastrutture”.Di qui la richiesta all’Arera di adeguare l’indice di inflazione programmata, il che consentirebbe
di allineare i costi “efficienti” a quelli effettivi del 2023, generando incrementi in linea con gli effettivi oneri che
i gestori sosterranno quest’anno. Il presidente dell’Arera ha riconosciuto che il tema è allo studio dell'Autorità.
“Il modello di calcolo dei corrispettivi confermato nel Mtr-2 si fonda su un adeguamento dei costi relativi ad
annualità pregresse, applicando indici inflazionistici determinati monitorando l’effettiva dinamica di prezzi al
consumo e sul rispetto di un vincolo alla crescita dei corrispettivi (per contenerne l’impatto sugli utenti finali)
che incorpora una stima della attesa evoluzione inflattiva”, ha spiegato. “ È chiaro che, qualora si determini
un ampio disallineamento tra i due tassi il margine per accogliere tra le entrate tariffarie anche gli incrementi
di costo legati alla dinamica inflattiva risulterebbe con tutta probabilità insufficiente, determinando il mancato
riconoscimento di una parte dei costi, non necessariamente riconducibile a inefficienze dei gestori del
servizio. È questa la situazione potenzialmente determinatasi in questo periodo” e sui cui, ha annunciato
Besseghini, l’Authority è al lavoro.
Nella relazione alla Camere sono stati dati i numeri sul secondo periodo di regolazione tariffaria per il
servizio integrato di gestione dei rifiuti urbani. La platea di enti territorialmente competenti interessati si
attesta a quota 3.550, mentre risulta ancora in aumento il numero degli operatori che sale a 8.100. Nella
maggioranza dei casi (66,6%), i soggetti risultano accreditati per una singola attività e solo raramente (1,9%)
per tutte le attività del ciclo dei rifiuti. Con riferimento al Piano economico-finanziario (Pef) 2022-2025,
l’Autorità ha ricevuto le predisposizioni tariffarie relative a 5.987 ambiti (5.961 comunali e 26 pluricomunali)
pari a circa il 90% della popolazione (52,3 milioni di abitanti serviti). Dall’analisi dei Pef sono emersi
incrementi delle entrate tariffarie che variano tra il 2,4% del 2022 e lo 0,9% del 2025: a livello geografico, le
variazioni più consistenti si osservano nelle Isole (+5,6% nel biennio), mentre le più contenute al Centro e
nel Nord-Ovest (poco più del 3%).

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