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La Nazione

«Più qualità al servizio di raccolta»

Bertolini, ad Iren Ambiente: «Entriamo in punta di piedi, ricostruiti i rapporti tra i soci di Sei Toscana»

GROSSETO «Sia per la gestione della raccolta dei rifiuti, sia per la condivisione con il territorio dei piani sugli impianti, il gruppo Iren entra in Toscana in punta di piedi. Non da grande multiutility, ma come un partner che mette a disposizione le proprie competenze». Mentre i nuovi vertici di Sei Toscana prendono tempo, Eugenio Bertolini, ad di Iren Ambiente, la divisione della holding emiliano-piemontese che ha curato l’acquisizione di Unieco e delle partecipazioni in Sei e Sienambiente, traccia a grandi linee i piani di Iren sui rifiuti. Prima le cifre: che peso ha il settore ambiente nel gruppo? «Iren Ambiente ha un fatturato consolidato di 800 milioni di euro, è vicino ai 4 mila dipendenti complessivi e gestisce il servizio rifiuti nella città di Torino, nelle province di La Spezia e Piacenza, in gran parte delle province di Reggio Emilia e Parma. Per un totale di 3 milioni di abitanti serviti. La percentuale media di raccolta differenziata sfiora il 70%, con punte di eccellenza a Parma e Reggio sull’80%». Come ingloberete Unieco nella galassia Iren? «Il tema della raccolta è l’elemento prioritario nella fase di approccio a un nuovo ambito. E’ la cartina al tornasole che misura l’efficienza di una società. Un impianto lo vedono in pochi, quando il sistema di raccolta funziona lo vedono tutti. Il piano industriale 2020-2025 prevede investimenti per 740 milioni, 250 milioni sulla raccolta e 490 sugli impianti». Quanti di questi milioni saranno per Sei Toscana? «Gli investimenti in Toscana sono fuori da queste cifre. Il piano industriale Iren riguarda il perimetro delle società dove abbiamo la maggioranza». Perché Iren è voluta entrare nella Toscana del sud? «Abbiamo acquisito Unieco guardando la società a 360 gradi, con tutte le cose che aveva dentro. Dagli impianti per il trattamento di rifiuti speciali, non in Toscana, che ci avrebbero consentito di entrare in un mercato particolare; alla chanche di avere la quarta gamba per presenza territoriale anche sui temi della raccolta con i 104 Comuni gestiti da Sei Toscana». Quale sarà l’approccio? «Cercheremo di farci conoscere e apprezzare soprattutto sul tema della raccolta. Sei Toscana rappresenta una sfida ulteriore per le nostre competenze. Puntiamo a cambiare in maniera significativa la qualità del servizio di raccolta finora erogato. Siamo trasparenti, ognuno può giudicare ciò che faremo». Palese il giudizio negativo sul servizio erogato finora; avete parlato con i sindaci toscani? «Prima della chiusura dell’accordo il 17 novembre, non avevamo titolo per muoverci. Abbiamo incontrato diversi sindaci, siamo pronti a incontrarli tutti. In questi mesi abbiamo dovuto lavorare per ricostruire un rapporto di trasparenza e fiducia. E stringere un patto di sindacato nuovo con gli altri soci. Un cda non è un consiglio comunale con maggioranza e opposizione. Il nuovo rapporto all’interno di Sei Toscana è dimostrato anche dalla scelta unanime dei consiglieri». E’ pronto il piano industriale? «Abbiamo qualche idea. Il nuovo ad, Salvatore Cappello, è entrato ieri e riprenderà in mano il vecchio piano industriale. L’obiettivo del management è predisporre un nuovo piano credibile in pochi mesi». I progetti sul cogeneratore di Scarlino? «Gli impianti vanno visti su scala regionale, Scarlino deve trovare la sua giustificazione di ristrutturazione a servizio del piano toscano. La Regione dovrà rivedere il suo piano di impianti, il cogeneratore può essere una delle tante opportunità». Pino Di Blasio

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