Rifiuti, una rete integrata e adeguata: spunti da una sentenza del Tar del Lazio per il Pnrr

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Rifiuti, una rete integrata e adeguata: spunti da una sentenza del Tar del Lazio per il Pnrr

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Rifiuti, una rete integrata e adeguata: spunti da una sentenza del Tar del Lazio per il Pnrr

Una recente ordinanza impone la necessità di individuare una “rete integrata e adeguata” in materia di impianti per la gestione rifiuti a livello territoriale. Si tratta di una possibilità da cogliere per l’economia circolare

Ci stiamo affezionando alla lettura dei Tar. Una recente ordinanza del Tar Lazio (Prima Quater) n. 706/2021, pubblicata il 18 gennaio, ci offre interessanti spunti, ancora una volta, sul tema della pianificazione.

Detta ordinanza nomina, quale commissario ad acta, il direttore generale della Direzione generale per i rifiuti e l’inquinamento del ministero dell’Ambiente, il quale, in sostituzione della Regione inadempiente, provvederà ad emanare gli atti necessari per dare corretta e completa esecuzione alla sentenza n. 426 del 2020.

Cosa diceva la sentenza n. 426/2020?

Essa ordinava alla Regione Lazio di individuare, entro il termine di 180 giorni, la “rete integrata e adeguata” di impianti di smaltimento rifiuti di impianti in ambito regionale, tra cui le discariche per lo smaltimento dei rifiuti speciali del trattamento dei rifiuti urbani, con messa a disposizione della relativa capacità di smaltimento agli operatori laziali interessati in condizioni di parità e non discriminazione nonché di compatibilità economica con la vigente disciplina regionale tariffaria e con i valori indicati in tal senso dal vigente Piano regionale dei rifiuti.

Infatti, la Regione Lazio approvava il nuovo Piano regionale di gestione dei rifiuti urbani nell’agosto 2020, senza individuare le nuove discariche a servizio di un impianto dell’Ato “Latina”, non ottemperando all’ordine giudiziale di individuare la “rete integrata e adeguata” di impianti di discarica, presso cui lo stesso potesse conferire i rifiuti derivanti dal trattamento svolto sui Rsu conferiti dai comuni serviti.

Al di là del caso specifico, individuare una “rete integrata e adeguata” è una indicazione che dovremo tenere in considerazione.

A questo punto difficile sottrarsi e non andare a riguardarsi il capitolo 2, “Rivoluzione verde e transizione ecologica” del Pnrr e, in particolare, il paragrafo 2, “Economia circolare e valorizzazione del ciclo integrato dei rifiuti” (pag. 76).

Vero che a p. 74 dello stesso Pnrr si fa riferimento alla necessità di rendere più performante la filiera del riciclo, implementare il paradigma dell’economia circolare (affermazioni da sottoscrivere non una volta, ma più volte e in maniera solenne), con un box di interventi di riforma della “componente” in cui si fa riferimento alla Strategia nazionale per l’economia circolare.

Manca però una affermazione semplice, quanto solare: cioè individuare una “rete integrata e adeguata” di impianti.

Ma torniamo a pag. 76. Innanzi tutto, rispetto ad altre parti del Piano, c’è la sensazione che sia un po’ troppo “asciutto” (si vedano, ad esempio, le parti sull’energia, sulla mobilità).

Eppure, a parte l’affermazione di principio sopra accennata, non mancherebbero altri contenuti da riportare. La mancanza di impianti, soprattutto al centro-sud (anche se si scrive della criticità delle grandi aree metropolitane nel centro-sud, inclusa Roma), un export dei rifiuti che cresce anziché diminuire, il contributo che i rifiuti possono dare in termini di decarbonizzazione alle filiere industriali, la bonifica di siti contaminati che possono “liberare” aree per nuovi impianti gestite da “comunità di simbiosi industriale” (in analogia alle comunità energetiche per le fonti rinnovabili), fare più impianti di compostaggio che servono a produrre il biogas anche per le filiere industriali, l’opportunità che tutti questi interventi sia un “volano” per le imprese della filiera, in particolare di quelle private.

Contenuti ai quali “accostare” numeri e relativi vantaggi sotto il profilo sociale e ambientale.

La normativa in materia di rifiuti c’è ed è robusta e su di essa si possono “appoggiare” progetti e proposte.

Ad esempio, il principio di autosufficienza per le Regioni indica il fatto che, per alcune frazioni di rifiuti, occorre avere una capacità adeguata a livello territoriale.

Quello di prossimità, che serve a indirizzare una ricaduta in termini di sviluppo sostenibile che dev’essere innanzi tutto nazionale ed europea (non si tratta di creare barriere all’export dei rifiuti, ma indicare delle priorità).

In questo senso anche il Piano nazionale per la gestione dei rifiuti, previsto dalla normativa sui rifiuti più recente (Dlgs 116/2020), dovrebbe essere un punto di riferimento, ma non è citato dal Pnrr.

Di Programma nazionale (comma 3 dell’art. 198 bis) se ne è parlato tante volte su questo giornale. Ricordiamo, nuovamente, la lett c) l’adozione di criteri generali per la redazione di piani di settore concernenti specifiche tipologie di rifiuti, incluse quelle derivanti dal riciclo e dal recupero dei rifiuti stessi, finalizzati alla riduzione, il riciclaggio, il recupero e l’ottimizzazione dei flussi stessi.

Fare pianificazione, significa contribuire, con adeguate infrastrutture, a creare un ambiente dinamico e innovativo, tipico del mercato.

In questo modo le imprese, sia quelle che producono rifiuti siano quelli che li recuperano – grandi, medie e piccole – potranno svilupparsi e contribuire allo sviluppo sostenibile.

Avere un sistema di gestione dei rifiuti più equilibrato significa far crescere l’economia circolare e contribuire in maniera effettiva alla rivoluzione verde.

Nel Pnrr non si tace completamente sull’aspetto normativo in materia di economia circolare, ma si dice in via generale che verrà modificata la normativa primaria e secondaria per il riconoscimento della qualifica di rifiuto per numerose tipologie di materiali, e per accelerare i procedimenti autorizzativi degli impianti e del loro esercizio.

Insomma, si ha quasi la sensazione che sul punto ci sia una strana “assenza”, che non è forse ancora una “carenza”, in quanto – auspicabilmente – verrà colmata nelle prossime settimane. Infatti, la discussione in Parlamento e con le forze sociali è avviata (lunedì ci saranno gli incontri sul Pnrr).

In questa direzione le affermazioni di un Tar che indica la necessità di disporre una “rete integrata e adeguata” in materia di rifiuti, appare essere una indicazione da tenere in considerazione al di là del caso specifico.

di Massimo Medugno, direttore generale Assocarta

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