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La Repubblica

AMBIENTE

Siamo i campioni del riciclo

Al Festival di Green&Blue racconteremo l’Italia che cresce grazie all’economia circolare Ermete Realacci: “L’incontro fra tecnologia, sostenibilità e bellezza è il futuro del Made in Italy”

DI FIAMMETTA CUPELLARO

La cooperativa agricola che decide di allagare i suoi campi per salvare Ravenna è l’esempio che ha mostrato al mondo quanto il nostro Paese dia il meglio di sé quando incrocia i suoi cromosomi antichi, la sua identità con un modo tutto italiano di fare economia. Un sistema Made in Italy che tiene insieme innovazione e tradizione, coesione sociale, tecnologia e bellezza. Capacità di parlare al mondo senza perdere legami con territori e comunità». Ermete Realacci, presidente di Symbola la fondazione delle qualità italiane ex presidente della commissione parlamentare Ambiente, parte dalla Romagna per spiegare cosa significano quei 10 selfie che ha raccontato nel suo ultimo rapporto sull’economia italiana. Dieci eccellenze di cui l’Italia deve andare fiera, tenute insieme dal filo rosso della sostenibilità e dalla cura all’ambiente. E se la prima immagine è dedicata a Ravenna, “L’Italia dei 10 Selfie” realizzato con il Uniocamere e Assocamereestero si apre con un grande capitolo sull’economia circolare «perché l’Italia su questo punto si conferma una superpotenza» spiega ancora Realacci che l’8 giugno sarà ospite al Festival di Green&Blue proprio per un incontro sul grande tema dell’economia circolare.

È l’Italia che non ti aspetti quella che descrive Realacci. Pochi sanno che il nostro è il Paese europeo con il più alto tasso di riciclo sul totale dei rifiuti speciali e urbani (79,4%), un valore superiore alla media europea (48,6%). Milano, insieme a Vienna, è prima tra le città europee sopra il milione di abitanti per raccolta differenziata, la provincia di Treviso conta 100 comuni sopra l’80. I rifiuti urbani sono solo il 15% del totale, riutilizzati per l’80%. «Questo ci permette di risparmiare 23 milioni di tonnellate di petrolio all’anno, la stessa quantità di gas che prendiamo dalla Russia, e 63 milioni di tonnellate di emissione di CO2», sottolinea il presidente di Symbola. E l’attenzione al recupero fa parte del dna. «Perché? Siamo abituati da secoli alla mancanza di materie prime. Il nostro modo di fare impresa è anche il frutto della necessità di fare i conti con i nostri limiti. Significa che da sempre siamo capaci di produrre beni riducendo l’impiego non solo delle risorse, ma anche dell’energia, e dell’acqua. Basta guardare cosa sta accadendo con il riuso dei rifiuti tessili di Prato o i rottami delle aziende di Brescia, scarti che si trasformano in risorse. Si stanno creando nuove imprese e con l’economia circolare si stanno salvando quelle che navigavano in difficoltà. Sì perché l’incontro tra sostenibilità, tecnologia e bellezza è il futuro del Made in Italy». E che la strada sia già tracciata lo dimostrano le 441 mila imprese che hanno investito negli ultimi cinque anni in prodotti e tecnologie green. «Sono quelle che innovano di più, esportano di più, producono più posti di lavoro – aggiunge – il riutilizzo è il sistema più efficace per raggiungere gli obiettivi di eliminazione della plastica inutile, riduzione dell’inquinamento e dei consumi energetici». Realacci invita a pensare all’atteggiamento dei consumatori. A chi crede che non siano poi così attratti dai prodotti legati all’economia circolare risponde con un report condotto da Symbola con Ipsos: il 56% dei consumatori è convinto che un prodotto sostenibile sia qualitativamente migliore. «Abbiamo ancora molta strada da fare, ma il percorso è tracciato: sarà la sostenibilità ambientale, le nuove tecnologie e l’economia circolare a guidare i processi di evoluzione del futuro Made in Italy. E la bellezza».

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