Studi e ricorsi, vent’anni persi Dal piano allo stop ambientalista E i rifiuti restano ancora un rebus

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Studi e ricorsi, vent’anni persi Dal piano allo stop ambientalista E i rifiuti restano ancora un rebus

La Nazione, Cronaca di Firenze

FIRENZE La Toscana produce ogni anno 2,2 milioni di tonnellate di rifiuti urbani. Per la precisione, gli ultimi
dati di Arrr (aggiornati al 2017), parlano di 2.241.639 tonnellate, per una media di 599 kg per abitante l’anno.
Di questi, una buona percentuale deriva proprio dalla zona più urbanizzata (e turistica) della Regione, quella
della Toscana centrale, partendo da Firenze e provincia (600.349 tonnellate l’anno pari a 592 Kg per
abitante). Per questo, ormai vent’anni fa, si era pensato di costruire a Sesto Fiorentino un inceneritore in
grado di smaltire 185mila tonnellate di scarti non recuperabili diversamente. L’idea risale appunto al 2001,
quando Case Passerini venne individuata come la zona più idonea. Nel 2005 fu predisposto un protocollo
d’intesa fra Ato 6, Provincia e Comuni di Firenze, Campi Bisenzio e Sesto Fiorentino, prevedendo una serie
di misure compensative. L’aggiudicazione definitiva della gara arrivò nel 2012, con la costituzione della
società Q.Thermo e ci si sbilanciò sui tempi di realizzazione: 1000 giorni. Soltanto nel 2015 però la Città
Metropolitana rilasciò l’autorizzazione unica che permetteva di iniziare i lavori e nel 2016 arrivò lo stop del
Tar, che accolse i ricorsi che furono presentati da Wwf, Italia Nostra e Forum ambientalista (ai quali si
aggiunse poi anche il Comune di Sesto Fiorentino). I giudici riscontrarono che non era stato realizzato il
parco della Piana, che avrebbe dovuto precedere il via ai lavori. Q.Thermo tentò la carta del Consiglio di
Stato, ma nel 2018 i giudici confermarono il no a procedere e l’annullamento dell’autorizzazione. Anche se
(fino a oggi) le battaglie legali da parte di Q.Thermo sono proseguite, l’affondo è arrivato nel frattempo dal
presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, orientato verso lo stop all’inceneritore, nettamente a favore
dell’economia circolare. La soluzione prospettata nel 2019 passava (e passa tuttora) da una futuristica bio-
raffineria prevista a Livorno, al cui progetto sta lavorando Eni. Utilizzerebbe i rifiuti per ricavare biometanolo,
un combustibile da rivendere sul mercato. Si prevede che in una prima fase l’impianto utilizzerà 200mila
tonnellate l’anno di rifiuti solidi urbani della Toscana centrale, praticamente la quantità che avrebbe dovuto
smaltire di Case Passerini. Basterà a chiudere il cerchio e a compensare la mancata realizzazione
dell’inceneritore? Una domanda a cui, per il momento, è difficile rispondere. Li.Cia.

IL NODO
Da collocare anche 9,9 milioni di tonnellate di scarti industriali
L’impianto di Livorno riuscirà a compensare la mancata realizzazione dell’inceneritore? Difficile dirlo e, non a
caso, l’accordo siglato fra Regione, Alia e Ato prevede di approfondire questo aspetto. Sul piatto poi non ci
sono solo i rifiuti urbani, ovvero quelli prodotti dai cittadini, ma anche gli scarti industriali, pari ad altri 9,9
milioni di tonnellate l’anno. Anche questi si concentrano in modo importante nella piana produttiva fra
Firenze, Prato e Pistoia e si dovranno collocare nell’ambito dell’economia circolare. In che modo lo vedremo
in base allo sviluppo del progetto.

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