Sulle motovedette a caccia delle ecoballe

Ecoballe in mare riprese le ricerche «Entro giugno saranno ripescate»
16 Febbraio 2020
«Facciamo presto C’è una bomba ecologica»
16 Febbraio 2020
Mostra tutti gli articoli

Sulle motovedette a caccia delle ecoballe

La Nazione

In missione insieme agli uomini della Guardia Costiera, che mappano la zona di Cerboli davanti al Golfo di Follonica

C’è profumo di mare sul porto di Piombino, il vento è cessato, come indicano le gigantesche pale eoliche che sembrano crogiolarsi sotto il sole come gatti addormentati. Dopo giorni di libecciate e mare grosso, è arrivato il momento buono per svolgere più agevolmente la mappatura del fondale a caccia delle ecoballe. La task force guidata dal contrammiraglio Aurelio Caligiore fa il punto negli uffici della Guardia Costiera di Piombino e poco dopo i sommozzatori del quinto nucleo di Genova, coordinati da Angelo Doria, cominciano a caricare le attrezzature sulla motovedetta. Particolare attenzione viene riservata al Rov, il sottomarino a controllo remoto, il robot in grado di scendere in profondità e filmare e fotografare le ecoballe. Ma ogni elemento è importante, dalle cime con le ancore e i segnali, alla strumentazione tecnica. Una seconda motovedetta sulla quale ci imbarchiamo, ha il compito di individuare la zona dei ’target’, vale dire gli obiettivi, lanciare in loco una boa che segna il punto e predisporre gli ancoraggi per la motovedetta dalla quale verrà calato il Rov per la ricognizione sottomarina. C’è un fondale compreso tra 43 e 45 metri, con uno strato di melma che rende difficili le operazioni, perché basta poco per limitare la visibilità. La mappatura è importante per il successivo recupero delle ecoballe che dovrà avvenire con un progetto di massima sicurezza per evitare lo sfaldamento dei contenitori e la dispersione di plastiche durante la risalita dal fondale. I rilievi permettono di fissare con precisione le coordinate delle singole ecoballe. Le operazioni impegnano per tutto il giorno gli uomini della Guardia Costiera e anche oggi il lavoro proseguirà perché è previsto bel tempo. Poi, una volta completata la mappatura, bisognerà prendere delle decisioni. Secondo il iontrammiraglio Caligiore non c’è tempo da pardere e serve agire con prontezza affidando l’incarico a una ditta specializzata per il recupero. Le ecoballe sono praticamente di fronte al golfo di Follonica, a poche miglia da Montecristo, Pianosa, l’Elba, nel cuore del parco dell’Arcipelago Toscano. Un’area di grande pregio ambientale che potrebbe essere gravemente compromessa dalla dispersione di tonnellate di pezzetti di plastica i quali sarebbero difficilissimi da rimuovere da spiagge e fondali. Già ora la presenza di microplastiche è uno dei problemi più complicati da risolvere. Comunque negli anni scorsi sono stati recuperati i bidoni di veleni persi dall’Eurocargo Venezia su un fondale di 400 metri vicino alla Gorgona, per cui le capacità tecniche ci sono. Basta che la burocrazia non blocchi tutto. Luca Filippi

Una decina di contenitori sono già affiorati e recuperati
La plastica sminuzzata e pressata è un grave pericolo per l’ambiente, per fortuna c’è stata poca dispersione
Sono 56, secondo quanto è stato ricostruito, le ecoballe perse in mare dalla motonave Ivy nel luglio 2015, a poco più di quattro miglia a sud del porto di Piombino, non lontano dall’isola di Cerboli. Una decina sono state già recuperate perché finite nelle reti dei pescatori o avvistate affioranti sulla Costa Est e all’Elba. Ma la maggior parte sono ancora disseminate sul fondale. per ora ne sono state individuate 44, circa 60 tonnellate di plastica una bomba ecologica da rimuovere al più presto. Le ecoballe infatti potrebbero sfaldarsi e rilasciare migliaia di chili di plastica sulle coste dell’Elba, di Follonica e di Piombino, un danno enorme per il settore turistico e ambientale. Sul caso delle balle perdute in mare sono state aperte anche delle indagini. Secondo quanto abbiamo potuto apprendere, non sarebbero stati individuati comportamenti dolosi, ma una grave imperizia nell’assicurare il carico sulla nave. Non ci sarebbero state le condizioni per uno smaltimento occulto in mare perché il pagamento del viaggio da Piombino a Varna in Bulgaria avviene solo alla consegna delle ecoballe (quindi niente ecoballe, niente soldi), senza contare che nessuno, anche in caso di condotta fraudolenta, getterebbe in mare il materiale a poche miglia da Piombino, ma cercherebbe di farlo più al largo su fondali più profondi. L.F.

Un grande lavoro di squadra per individuare gli obiettivi con la massima precisione
L’impresa non è semplice, ma può essere portata a termine con successo grazie ad un lavoro di squadra che parte prima di tutto dalla corretta individuazione delle ecoballe sul fondale. Per questo stanno lavorando i sommozzatori del quinto nucleo di Genova della Guardia Costiera, un gruppo di uomini esperti coordinati dal tenente di vascello Angelo Doria (nella foto) che ieri mattina, prima di compiere i rilievi in mare, due miglia a sud di Cerboli, ha pianificato le operazioni con il contrammiraglio Aurelio Caligiore, negliu uffici del comando della Capitaneria di Porto di Piombino. «E’ un lavoro da svolgere con grande precisione – spiega Doria – perché sulla base della mappa dei reperti è possibile poi compiere le operazioni di recupero in piena sicurezza. Le ecoballe sono semiaffondate su uno strato melmoso, occorre operare con molta attenzione per non avere la visibilità ridotta. E soprattutto non vogliamo che i contenitori si sfaldino con la relativa dispersione nell’ambiente marino delle plastiche. La priorità è la sicurezza degli uomini e dell’ambiente». E sebbene il fondale non sia record, non è comunque facile operare a 44-45 metri sotto il pelo dell’acqua. Occorres sempre grande maestria nel manovare il Rov, il sottomarino a controllo remoto che compie le ricognizioni, un apparecchi utilissimo per affiancare l’opera insostituibile dei sommozzatori.

Chiamaci
Raggiungici