Tari, rinviare le nuove tariffe al 2021

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Tari, rinviare le nuove tariffe al 2021

Italia Oggi

Le nuove tariffe Tari devono entrare in vigore dal 2021 per dare agli enti, e soprattutto ai piccoli comuni, la possibilità di fare chiarezza sugli obiettivi di qualità del servizio di raccolta dei rifiuti e sui nuovi parametri che stanno mettendo gli enti in grande difficoltà. Non sono ancora mature le condizioni per attuare la riforma disegnata dall’Arera e per questo l’Anpci accoglie con favore la notizia che l’Autorità ha prorogato in extremis al 18 febbraio 2020 il termine per l’invio delle informazioni, della documentazione e dei dati richiesti che sarebbe scaduto oggi 31 gennaio. L’invio dei dati serve all’Autorita per l’adozione di provvedimenti in materia di qualita del servizio integrato di gestione dei rifiuti urbani ed e volto ad individuare gli indicatori e gli standard di qualita, verificare le relative modalita di applicazione e la diffusione delle Carte della qualita del servizio, nonche individuare eventuali relazioni tra il modello di organizzazione del servizio e la qualita effettivamente erogata dal gestore. Secondo l’Anpci, tuttavia, «la situazione e molto caotica perche oltre alle incombenze previste non e ancora ben chiaro chi fa cosa». Di qui la necessità della proroga, tanto più che il decreto fiscale 2019 ha stabilito la scadenza del 30 aprile 2020 per l’adozione dei Piani Finanziari, delle tariffe e delle eventuali modifiche dei regolamenti Tari. Se è vero che la riforma delle tariffe punta a proteggere i contribuenti da ingiustificati aumenti di costi e dall’introduzione in tariffa di servizi non riconducibili al servizio rifiuti, tuttavia, osserva l’Anpci, «il tentativo della omogeneizzazione delle tariffe porta con sé un processo di omogeneizzazione dell’organizzazione del servizio». «Ogni comune ha strutture ed esigenze diverse dagli altri comuni», osserva l’Associazione guidata da Franca Biglio. «Si dica chiaramente se si intende sottrarre il servizio rifiuti alla competenza del comune ed attribuirlo ad una autorità di ambito, o se si intende continuare ad attribuire ai comuni questa competenza, lasciando loro la libertà di organizzare il servizio secondo criteri e obiettivi di qualità che ciascuna amministrazione può deliberare in autonomia». L’Anpci è contraria alla costituzione di nuovi ambiti di servizio obbligatori per legge, visto che gli ambiti sinora non hanno dimostrato la capacità di migliorare l’efficienza dei servizi e tanto meno la capacità di ridurre le tariffe. «Non si può continuare a richiedere adempimenti ai piccoli comuni già privi di risorse umane e finanziarie senza che ci sia un progetto chiaro e condiviso», conclude l’Anpci che, oltre alla proroga al 2021 chiede la convocazione di un tavolo di confronto «per discutere degli obiettivi di qualità e delle tariffe, nonché delle difficoltà che queste norme stanno provocando».

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