Irpet, la crisi Covid-19 in Toscana picchia più che in Italia: servono investimenti per ricostruire

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Irpet, la crisi Covid-19 in Toscana picchia più che in Italia: servono investimenti per ricostruire

Greenreport

De Girolamo (Cispel): «La sfida per il nuovo Governo regionale è investire sulla sostenibilità
ambientale per uscire dalla crisi». Le aziende dei servizi pubblici propongono investimenti da 10
miliardi di euro
Di Luca Aterini
Immediatamente prima che arrivasse il Covid-19, le stime per il 2020 indicavano per l’Italia e la Toscana una
crescita molto flebile – un incremento del Pil di poco inferiore allo 0,5% – ma oggi «ogni cosa è cambiata»,
come illustra bene il rapporto appena pubblicato dall’Irpet, l’Istituto regionale programmazione economica
della Toscana.
In corso d’anno il Pil si stima crollerà del 9% in Italia e dell’11% in Toscana, ) soprattutto per il particolare
ruolo che da noi hanno alcune produzioni tradizionali come il tessile – duramente colpite – e per l’importante
del turismo, un comparto riscopertosi improvvisamente e dolorosamente molto fragile; per gli investimenti
invece la caduta che si prevede per la regione è del 16,2%, in linea con quanto ci si attende anche a livello
medio nazionale, mentre la contrazione delle ore lavorate si stima sarà del -11,2%. Questo non è detto però
– sottolinea l’Irpet – che comporti una riduzione delle persone occupate: magari ci potrebbero essere 2 o 3
giorni di cassa integrazione a lavoratore per ogni mese, oppure il taglio potrebbe concentrarsi su alcune
categorie professionali. Solo se ci fosse una sostanziale sfiducia nel futuro da parte degli imprenditori
avremmo un’esplosione del numero dei disoccupati: dipende dalle scelte delle aziende e del Governo. Di
sicuro però, nel frattempo, il lavoro è già diminuito: in Toscana ci sono oggi 53.000 addetti in meno al 31
maggio 2020 rispetto al 31 maggio al 2019.
Per risalire la china l’unica strada sostenibile passa dagli investimenti, che dovranno crescere sensibilmente
mentre quest’anno sono indicati in calo del 16,2%. E dato che gli investitori privati da soli hanno dato prova
di non farcela, occorre un ruolo attivo dello Stato in tutte le sue articolazioni: direttamente incrementando gli
investimenti pubblici, e indirettamente favorendo la messa a terra di risorse in quei settori – in primis i servizi
pubblici – che si sono già dimostrati indispensabili per reggere l’urto della pandemia e che potranno giocare
un ruolo ancora maggiore per lo sviluppo sostenibile.
Dall’avvio di una nuova stagione di investimenti, argomenta l’Irpet, si potrà avere un non trascurabile effetto
di breve periodo (il moltiplicatore degli investimenti pubblici è in generale più alto di quello della spesa
corrente), nuova occupazione e anche anche il graduale abbassamento del rapporto debito/Pil grazie alla
crescita del denominatore. Un investimento però non vale l’altro.
«Sono essenziali celerità degli interventi e strategicità delle scelte. È per questo che uno dei principali
obiettivi per dare inizio ad una nuova era è quello di mettersi in condizione di saper affrontare la sfida
progettuale che ci si trova di fronte, così da realizzare piani di investimento credibili e la capacità di metterli
in pratica, evitando finanziamenti a pioggia, e individuando invece i progetti prioritari e i soggetti da
coinvolgere. È una grande sfida che investe le classi dirigenti di questo paese, che speriamo siano
all’altezza del compito che la storia ha assegnato loro», conclude l’Irpet.
Al proposito un’importante tavolo di confronto, in Toscana, l’hanno già avviato le aziende dei servizi pubblici
– dalla gestione rifiuti all’energia, dall’acqua ai trasporti – riunite in Confservizi Cispel Toscana: una
settimana fa hanno presentato una proposta da 10 miliardi di euro di investimenti per lo sviluppo sostenibile,
da realizzarsi in 5-7 anni sul territorio, che aspettano solo le condizioni giuste per potersi realizzare. Riforme
importanti come semplificazione delle normative, nuovi strumenti economici e di regolazione dei settori.
«Con la crisi Covid, la Toscana è tornata ai livelli di reddito del 1995, bruciando 25 anni di crescita. La
fotografia che Irpet ci consegna è drammatica, la Toscana era entrata in un sentiero di declino già dal 2009,
con una lunga fase di crescita lenta, e a oggi la prospettiva è di tornare ai livelli del 2019 non prima del 2030
– sottolinea oggi Alfredo De Girolamo, presidente Cispel – A fronte di una difficoltà di fare investimenti privati
a causa della crisi, occorre potenziare gli investimenti pubblici in infrastrutture strategiche per aiutare la
nostra regione a rialzarsi. La Toscana è evidentemente malata da tempo, e la soluzione a questa crisi si
riassume in una sola parola: investimenti. Fortunatamente abbiamo una grande occasione per cambiare,
forse l’ultima: l’uso dei nuovi fondi europei, prestiti a tasso bassissimo e sussidi a fondo perduto. Dobbiamo
ricostruire il capitale fisico (infrastrutture, prime fra tutte quelle digitali e ambientali) e il capitale umano.
Questa la sfida per il nuovo Governo regionale. La proposta avanzata recentemente dalle utilities va in
questa direzione: 10 miliardi di investimenti green, digitali, e sociali nei prossimi 5-7 anni. Progetti concreti
(sono oltre 80 quelli elencati, ndr) inviati alle forze politiche e ai candidati presidenti in vista delle elezioni di
settembre, con al centro la sostenibilità ambientale. Progetti in alcuni casi subito cantierabili e in parte da realizzare entro il 2025,

e che potranno aiutare la Toscana a rialzarsi, scacciando una crisi che oggi fa davvero paura».

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